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martedì 13 novembre 2007

LINEA TRE (G. Gatto)


Aldo rivede tutte le mattine lo stesso film. Risveglio a fatica, molta. Toilette minimalista, yogurt bianco, caffè. Poi, lento pede, verso il tre, l’anziano e fedele bruco a rotaie che da quasi due anni lo accompagna in ufficio.
Correttore di bozze per una rivista di patiti del web. Non che la leggano in tanti né che lo coprano d’oro, ma tutto sommato è pur sempre meglio di un lavoro vero. E’ divertente, gli tocca leggere un mucchio di roba strana ed a volte scoppia a ridere da solo fino alle lacrime.
Quarant’anni, pochi capelli, un divorzio alle spalle e la tipica goffaggine di chi ha diversi chili di troppo. Vive da solo, gli amici lo descrivono come un tipo simpatico, allegro e soggetto ad inspiegabili sbalzi di umore.
Arrivano insieme a Porta Portese, lui ed il tre.
Splende un sole caldo e accecante. Aldo continua a sonnecchiare e sbadigliare per diverse fermate. Piramide, Circo Massimo, Colosseo.
(Dio quant’è bella Roma) pensa.
Viale Manzoni. E’ quasi arrivato.
Scorge una ragazza a diversi metri da lui, lo incuriosisce il libro che lei sta leggendo completamente assorta. Ha un’aria familiare, il libro. Cerca di mettere a fuoco la copertina, il tram è pieno come un uovo e le vibrazioni non aiutano. Benni! Terra di Stefano Benni. Un piccolo capolavoro che lui ama ed ha letto più volte.
Di colpo posa lo sguardo sulla ragazza e la trova terribilmente interessante. Come se la passione per la stessa lettura avesse disegnato un invisibile elastico che lo attrae verso di lei. La vede per la prima volta, o almeno così gli sembra.
Si perde per un istante nei suoi pensieri e la sconosciuta scompare. Più semplicemente è scesa.
Porta Maggiore. Scende anche lui, un pò turbato.
Al lavoro combina poco e raccogliendo una serie di fotogrammi sparsi qua e là nella sua testa realizza che nei suoi assonnati tragitti mattutini quella tipa l’ha già vista più volte. Per mesi. Hanno evidentemente orari simili ed oltre a Benni anche la linea tre in comune.
(Ma come ho fatto a non notarla prima!?)
L’ha guardata per pochi secondi ma è come se un fulmine avesse squarciato il quadrato di cielo sopra la sua testa. E’ bellissima! Alta, due grandi occhi scuri da cucciolo di foca, una folta e disordinata capigliatura leonina, naso leggermente all’insù, due labbra carnose che incorniciano un sorriso disarmante. Molto più giovane di lui. I loro sguardi si sono incrociati per un breve istante. Forse ha anche sorriso nella sua direzione! E’ tutto quello che ricorda ma è più che sufficiente per procurargli uno stretto nodo allo stomaco ed un’erezione quasi dolorosa.
La sera riprende il tram ma non la vede.
Una volta a casa affoga la delusione in due piattoni di pasta e fagioli preparata con le sue manine: olio extra-vergine, aglio, cipolla, pancetta, sedano, carota, peperoncino e discreta quantità di vino rosso, a parte.
Stessi orari solo al mattino. Aldo ormai prende il tre con il solo scopo di incontrarla. Deve riuscire a conoscerla. Il fatto che intanto va in redazione è del tutto accidentale.
Nei giorni seguenti oltre a tuffarsi in quel sorriso che lo ha colpito al mento ha modo di farle una sorta di risonanza magnetica oculare continuandosi a dare del cretino per non averla notata prima.
E’ davvero dannatamente bella, piena di curve e morbidezze al posto giusto, vita stretta, tacchi alti, due gambe che partono da polpacci snelli, affusolati e non finiscono mai scomparendo in una gonna corta e spagnoleggiante. Dolcezza ed aggressiva sensualità.
Timido e impacciato come tutti i ciccioni Aldo mette progressivamente in pratica una serie di azioni degne delle migliori giovani marmotte. Ogni giorno cerca di capitarle sempre più vicino senza dare troppo nell’occhio. Finalmente, dopo quasi una settimana di appostamenti il colpo di fortuna. Il solito scooter smarmittato che sorpassa a zig-zag e si schianta con rumore di vetro e ferraglia su una Panda.
Il tram frena bruscamente.
Libro in terra. Che intanto è diventato Miami Blues.
Aldo lo raccoglie:
“il tuo libro”
“oh, grazie” lei porge la mano. Si sfiorano
(che voce calda!)
“bello Willeford, li ho letti praticamente tutti”
“ma dai! ... si molto bello”. Sorriso infinito. Le sorride tutto il viso
Sguardo inebetito di Aldo. E’ pietrificato.
“sono arrivata. Ciao”
(Ciao) pensa Aldo, ma non riesce nemmeno a dirlo.
Poi si dà del cretino con particolare accanimento.
(Non le ho nemmeno chiesto come si chiama! Cazzo!)
Ogni tanto si avvicina ad un collega e gli dice: “mi dai un ceffone?” ma non trova nessuno in vena di violenta generosità. Rimedia solo un inutile ed affettuoso buffetto.
Per un paio di settimane non la incontra. E’ disperato.
(E se avesse cambiato lavoro? Casa? Città?)
Non capisce se sia amore o qualcosa di simile ma pensa a lei in continuazione e comincia anche a dare corpo ai suoi pensieri. Sente la pelle di lei sotto le sue dita. Sogna ad occhi aperti di abbracciarla, cingerle i fianchi da dietro, appoggiato ai sostegni del tram, con i raggi di sole che entrano prepotenti dai finestrini, e baciarla sul collo, con il capo di lei chino all’indietro sulla sua spalla. Poi cercare e trovare le sue labbra, e perdersi dentro la sua bocca, i suoi capelli, il suo profumo, che lui ricorda perfettamente, fresco, alla frutta.
Architetta almeno cinque stratagemmi diversi per scendere alla sua fermata, presentarsi come si deve e poi accompagnarla. Vuole conoscerla, sapere tutto di lei. Chi è, cosa fa, cosa ama, che musica ascolta, se le piace più il vino o la birra. Le farà una corte discreta, dolce, insistente. La porterà a scoprire insieme i mille angoli affascinanti di Roma. La porterà al mare, a giocare sulla sabbia, a mangiare il sushi, ad ascoltare Jazz a Trastevere. La porterà. La porterà. La porterà...
Solo che Aldo non la incontrerà più.
di Giuseppe Gatto

8 commenti:

Enrico ha detto...

Vai così che vai benissimo!
EnricoS

Peppe I ha detto...

Azz... mi viene da piangere cò stà storia! Povero Aldo. Però mi piace, bravo Gatto!

ag ha detto...

Scusi sa se mi permetto, non vorrei tediarLa con le mie solite elucubrazioni, ma il breve "mordi e fuggi", gentilmente proposto in questa Sua nuova e (al solito) entusiasmante avventura, mi sembra pressoché un ottimo esercizio.
Dico pressoché in quanto la fine mi lascia oggettivamente perplesso.
Mi sarei aspettato, conoscendoLa, un finale un poco più d'impatto, più d'effetto, come dire...
...il classico "colpo di scema".
Queste, ovviamente, sono solo le mie umili sensazioni, le sensazioni di un folle che, in quanto tale, è bene tenere a debita distanza.
Mi congratulo, infine, con la Sua infinita incapacità di crescita pregandoLa, negli anni a venire, di fare tutto quanto in Suo potere per non cambiare mai.
Con infinito affetto e stima.

ag

P.S.
Non lo dica in giro ma questa è la miglior ricetta per l'immortalità.

P.P.S.
Mi pare abbia dimenticato Tomas Quintin Rodriguez!

antonellina ha detto...

E bravo "capo"! Carina la storiella...ma quante cose sai e vuoi fare tu??? Complimenti!
Antonella

Mario ha detto...

Narrazione fresca, scorrevole, scandita con delicata precisione e appropriata definizione dei particolari che non
accentrano l'attenzione ma restano parte integrante ed a contorno,
insaporendo ed esaltando il racconto. La figura femminile poco
caratterizzata nelle proprie azioni ma descrittivamente molto
presente. Finale tronco ma forse di stimolo alla fantasia di chi
legge, altro sarebbe stato ancora più ovvio.
... in bocca al ... Tram !!!

Anonimo ha detto...

Splendido, un racconto pieno di umanità; storia di un occasione perduta, forse la più significativa per il protagonista.

Queste occasioni perdute si verificano tutti i giorni, a volte ce ne accorgiamo, a volte no; si creano allora eterni rivoli di se... e se... e se... D.

Anonimo ha detto...

Bastano poche parole per creare un'atmosfera e descrivere un sogno. E tu sai trovare quelle giuste

Anonimo ha detto...

Quanto mi dispiace non prendere il tre, ma solo la linea B della metropolitana!!! E' una bellissima storia di "quasi" amore dei nostri giorni e mi piace spudoratamente la tua descrizione del protagonista: finalmente qualcuno che non si vergogna di portare agli onori di un racconto una taglia XXL! Le descrizioni sono molto poetiche e non ti nascondo di avere un pò invidiato quella ragazza e il tuo modo di scrivere scivola sul foglio in maniera sciolta e accattivante. Complimenti! (Nefti)

Libera 
Università di Alcatraz